Il significato della festività di Ridvan alla luce dei recenti accadimenti

Stampa

Torna di grande attualità, in queste ore, il tema della tutela e della salvaguardia della pace a livello planetario. Ne è convinta la Comunità Bahá'í Internazionale che a margine dei venti di guerra che si agitano qua e là nel mondo, celebra un importante anniversario, quello dell’annuncio, della Sua Missione profetica, di Bahá’u’lláh: Rivelatore – a detta dei suoi credenti sparsi sul pianeta – di una Fede Che propugna l’accordo e l’armonia tra tutte le nazioni. Per la comunità Bahá'í barese “non deve scoraggiare quanto è accaduto nell’ultima settimana. A partire dalle minacce del leader della Corea del nord, Kim Jong Un, di dotarsi di un maggior armamento atomico. Un’affermazione questa che ha determinato l’invio, da parte del Presidente statunitense, Donald Trump di una portaerei americana al largo della penisola coreana. Né tantomeno deve scoraggiare, sulla possibilità di raggiungere alla fine una pace duratura – sostiene, sempre, la comunità Bahá'í barese - l’uso di armi chimiche nel conflitto siriano, con relativo attacco missilistico (contro la Siria di Bashar al Assad) degli Stati Uniti d’America. E per quanto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dimostrato la sua attuale impotenza a far fonte a questa situazione, deve far ben sperare il monito di Bahá’u’lláh di mettere, in fretta, fine a tutti i conflitti”. Lo fece - ricordano i Bahá'í sparsi ovunque nelle sei province pugliesi - in diverse occasioni: da quel 21 di aprile del 1863 in cui - nel giardino di Najíbíyyih, nella città di Baghdad, in Iraq - “Egli affermò di essere il Promesso Messaggero d’ogni credo religioso: atteso per la fine del ciclo adamico dell’umanità e per l’inaugurazione del tempo dell’adempimento di tutte le profezie del passato”. In quella circostanza, che segna per i Bahá'í un’importante festività - quella di Ridván - il Rivelatore di questo Credo religioso “dichiarò di essere il Promesso di tutte le Religioni e affermò che la Guerra Santa era finita, per il mondo islamico”. È su queste affermazioni che i Bahá'í fondano la loro attuale certezza che superate alcune delle difficoltà presenti, l’umanità dimostrerà (come annunciato da Bahá’u’lláh, sul finire dell’Ottocento) “la sua capacità di mettere fine alle lotte infruttuose” giacché tutti gli esseri umani sono ”frutti di un solo albero e foglie dello stesso ramo”. E sarà in quel momento, come da Lui affermato, che “le guerre rovinose svaniranno” e che “si avrà l'avvento della 'Più Grande Pace”. Sul raggiungimento di quest’obiettivo, in tempi rapidi, è concentrata la Comunità Bahá'í Internazionale che attraverso le sue attività, svolte nel sociale, promuove una crescita delle virtù umane e il raggiungimento di un concetto di pace, affidato non solo ai Governi, ma alla “visione interiore” di ogni individuo. La festività di Ridván assume quest’anno un valore straordinario, giacché cade nel primo dei due “Anni Santi Bahá'í” - il secondo sarà nel 2019 - durante i quali saranno celebrate le nascite di Bahá’u’lláh (nel 1817) e del Suo Predecessore, il Báb (nel 1819). In questi due anni, l’impegno che ha deciso di assumersi la comunità Bahá'í pugliese è quello di dimostrare, nei fatti e nelle azioni - come sosteneva ‘Abdu'l-Bahá, una delle Figure centrali di questa Fede abramitica - che “le religioni divine devono essere causa di unione tra gli uomini, strumenti di unità e di amore” e che “devono promulgare la pace universale, liberare l'uomo da ogni pregiudizio e conferire gioia e letizia (…) ”.
Rino Cardone